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Pannelli fotovoltaici danneggiati dalla grandine: come funzionano le piattaforme di riciclo?

I cambiamenti climatici portano a fenomeni estremi, come le grandinate che nel luglio 2023 hanno danneggiato gravemente pannelli fotovoltaici in diverse regioni italiane.

Come funzionano gli impianti dedicati al riciclo di questi moduli?

Con centinaia di tonnellate di pannelli sui loro piazzali, gli impianti ne accumulano quantità significative durante l’estate, in quanto il riciclo ha una certa stagionalità. Le grandinate hanno aumentato notevolmente le richieste di ritiro, con 80 tonnellate nei mesi successivi agli scorsi eventi.

Ma cosa succede negli impianti di riciclo? 

Il processo di riciclo separa l’alluminio dalla cornice del pannello, inviandolo a fonderia. I cavi elettrici e la scatola di derivazione vengono rimossi, mentre la parte “nuda” del pannello viene triturata. Un processo chimico-fisico separa vetro e plastica. Il vetro può essere riutilizzato solo parzialmente, mentre la plastica viene convertita in energia nei termovalorizzatori.

Su un 100% del modulo che viene recuperato, l’80% è riciclato.

Questo processo, lungo e in gran parte manuale, è di fatto in perdita economica. I produttori si fanno carico della differenza tra i costi e i ricavi, sottolineando l’importanza di evitare il “free riding” dei produttori non conformi.

Il futuro prevede un aumento dei fenomeni meteorologici estremi, e si sta lavorando per migliorare la resistenza dei pannelli.

Sono in fase di sviluppo moduli fotovoltaici avanzati che promettono durata oltre i 30 anni, efficienza iniziale fino al 24%, e degradazione annuale dello 0,2%. Intanto, si investe in uno spessore rinforzato del pannello e nuove tecnologie sensoriali per minimizzare i danni causati dalle grandinate.