Il dibattito sull’effettiva sostenibilità delle energie rinnovabili e della mobilità elettrica si è riacceso con uno studio recente di Native Strategy. Il report, intitolato “Energie rinnovabili e mobilità elettrica: opportunità di investimento nella catena del valore del riciclo di rifiuti emergenti“, pone l’attenzione su una questione cruciale per l’Italia: come gestire i futuri rifiuti derivanti dalla fine vita di impianti fotovoltaici, turbine eoliche e batterie delle auto elettriche.
L’adozione di tecnologie green, come le energie rinnovabili e i veicoli elettrici, è al centro della transizione ecologica globale. Tuttavia, se da un lato queste innovazioni promettono un futuro a basse emissioni di carbonio, dall’altro sollevano nuove sfide legate alla gestione delle loro componenti alla fine del ciclo di vita. Secondo lo studio di Native Strategy, entro il 2027-2033, l’Italia dovrà affrontare un’importante quantità di rifiuti provenienti da impianti solari ed eolici installati tra il 2010 e il 2013, arrivati a fine vita, nonché dalle batterie esauste dei veicoli elettrici.
Il problema dei rifiuti emergenti e la necessità di una filiera circolare
Il futuro dell’energia e della mobilità elettrica dipende fortemente dall’abilità di gestire in modo sostenibile questi rifiuti emergenti. Tra il 2027 e il 2033, l’Italia dovrà smantellare circa 16,9 GW di moduli solari. Anche se la tecnologia solare è una risorsa fondamentale per la transizione energetica, il trattamento dei pannelli a fine vita rappresenta una sfida considerevole. Se non si interviene prontamente, il rischio è di accumulare rifiuti inquinanti piuttosto che dare vita a una vera economia circolare.
Nel caso delle turbine eoliche, le problematiche sono simili, ma più complesse per via delle dimensioni e della composizione delle pale. Le turbine più vecchie, ormai prossime alla fine del loro ciclo di vita, contengono pale realizzate con materiali difficilmente riciclabili, come la resina epossidica. Il costo stimato per riciclare una singola turbina, secondo Native Strategy, può arrivare a 530mila dollari. Anche qui, l’urgenza di una filiera di riciclo ben strutturata è fondamentale per evitare di creare nuovi problemi ambientali.
Le batterie dei veicoli elettrici: una sfida imminente
Parallelamente, la crescita del mercato delle auto elettriche sta portando a una nuova emergenza: la gestione delle batterie esauste. Già nel 2025, secondo lo studio, si prevede che l’Italia dovrà smaltire circa 1.000 tonnellate di batterie esauste, numero destinato a crescere a 6 milioni di tonnellate entro il 2050. Questi dati sottolineano l’urgenza di sviluppare soluzioni per il riciclo e il riuso delle batterie al litio, che, se non gestite correttamente, possono rappresentare una fonte di inquinamento e spreco di risorse preziose.
Innovazione e filiere emergenti: il ruolo delle startup italiane
Nonostante queste sfide, l’Italia non parte da zero. Negli ultimi anni, alcune realtà innovative stanno lavorando per chiudere il cerchio del riciclo. Ad esempio, la startup 9-Tech, con sede a Marghera, sta già avviando il riciclo dei pannelli solari, mentre Arabat, una startup pugliese, ha avviato un progetto di collaborazione internazionale per il riciclo delle batterie dei veicoli elettrici. Queste imprese rappresentano un primo passo verso la creazione di una filiera circolare in Italia, ma molto dipende dal sostegno che riceveranno da parte delle istituzioni.
Le soluzioni globali: l’esempio delle grandi aziende
A livello internazionale, molte aziende stanno investendo in tecnologie per il riciclo e il riuso delle componenti delle energie rinnovabili. Siemens Gamesa, ad esempio, ha sviluppato pale eoliche riciclabili (B81) senza l’uso di resina epossidica, facilitando così il riciclo a fine vita. Allo stesso modo, Vestas ha avviato il progetto CETEC, in collaborazione con diverse istituzioni, per riciclare pale e turbine eoliche. Anche in Svezia, Modvion ha scelto un approccio innovativo utilizzando torri eoliche in legno, un materiale facilmente riciclabile e sostenibile.
Il ruolo delle istituzioni: necessità di normative e incentivi
Per far decollare realmente il settore del riciclo e renderlo economicamente sostenibile, è fondamentale il supporto delle istituzioni. Servono normative adeguate e incentivi economici per incoraggiare le imprese a investire nelle tecnologie di riciclo, e per creare un mercato in cui sia vantaggioso recuperare e riutilizzare le risorse. Il Governo italiano ha solo pochi anni per allinearsi con le normative europee, come il Regolamento Ecodesign e il Net-Zero Industry Act, e creare una solida filiera di riciclo in grado di gestire i rifiuti derivanti dalle tecnologie green.
Conclusioni
La transizione verso un futuro sostenibile non può fermarsi alla semplice adozione delle energie rinnovabili o dei veicoli elettrici. Perché questa transizione sia completa e realmente sostenibile, è necessario sviluppare soluzioni per il riciclo e il riuso delle componenti di queste tecnologie. L’Italia ha davanti a sé una sfida enorme, ma anche una grande opportunità: creare una filiera di riciclo solida e innovativa che possa chiudere il cerchio della sostenibilità. Con il giusto impegno da parte delle istituzioni, delle imprese e della società civile, il nostro Paese può diventare un modello di economia circolare per l’Europa e il mondo.